Prosecco, Cava e Champagne sono i tre spumanti più diffusi al mondo ma, a parte questa considerazione, osservandoli da vicino in termini di vendite, si notano alcune significative differenze che non li rendono proprio dei concorrenti perfetti, come nelle statistiche riportate nella stampa generalista si legge spesso.
Partiamo dall’incidenza del mercato domestico: per lo Champagne rappresenta il 53% delle vendite, mentre questa percentuale scende al 39% per il Prosecco e al 36% per gli spumanti spagnoli che – un po’ come tutta l’industria vitivinicola locale – soffrono l’assenza alle spalle di un forte mercato domestico. Ciò nonostante, il Cava è fra i tre quello con le minori destinazioni: 135 Paesi, mentre il Prosecco è a 153 e lo Champagne a 184 destinazioni.
Parliamo di export: per Champagne e Prosecco, UK e Usa sono le prime due destinazioni, ma il Regno Unito vale il 20% delle vendite oltrefrontiera, mentre per il Prosecco Londra rappresenta un terzo. Negli Usa, lo spumante italiano esporta per 112 milioni per un 22% di quota totale, mentre per lo Champagne i valori assoluti sono sì più alti (363 milioni) ma la quota più leggera (il 15%). Per i Cava, UK e Usa sono in terza e quarta posizione, sommando insieme il 17% del totale, una novantina di milioni di euro. Per il Prosecco invece questi due mercati fanno oltre la metà del fatturato, quota che si riduce al 35% per gli Champagne.
Nell’articolo integrale pubblicato sul Corriere Vinicolo n. 34 l’analisi incrociata delle destinazioni dei tre spumanti, sia mercati consolidati che emergenti, e l’andamento dell’export negli ultimi cinque anni, che dimostra come la crescita tumultuosa del Prosecco non abbia intaccato le performance degli altri due colossi delle bollicine. Anzi, in alcuni mercati chiave ha contribuito a un allargamento generale delle importazioni e dei consumi.
Scarica la APP per iOS e Android e acquista il Corriere Vinicolo n. 34/2015 contenente la versione integrale di questo articolo
Guarda la demo del Corriere Vinicolo