E’ significativo il calo dei consumi di bevande alcoliche registrato in Russia nel primo semestre di quest’anno. I dati dell’agenzia federale per il controllo del mercato delle bevande alcoliche (Federal Service for Alcohol Market Regulation) indicano, infatti, che tra gennaio e giugno 2017 le vendite di vino fermo sono diminuite del 15% rispetto allo stesso periodo del 2016, quelle di spumante del 40% (venduti in sei mesi solo 630mila ettolitri) e quelle di vodka del 20%. Secondo quanto si legge su Russia24, mensile d’informazione per operare in Russia curato da Banca Intesa San Paolo per il Il Sole 24 ORE, la causa principale del calo delle vendite sarebbe il forte aumento della tassazione sulle bevande alcoliche, imposto negli ultimi anni del Cremlino. Oltre a motivazioni di gettito, il governo di Mosca ritiene che la crescita della tassazione e l’attribuzione di un prezzo minimo di vendita siano una strategia efficace per contrastare il consumo smodato di alcolici. Secondo il Ministero della salute il prezzo per una bottiglia di vodka da mezzo litro dovrebbe essere superiore a 300 rubli (circa € 4.40) e i dati dello stesso Ministero indicano che il consumo procapite di alcolici è diminuito dal 2008 a oggi da 18 a 10,3 litri di alcol puro. Per contrastare invece la diffusione di prodotti contraffatti o di contrabbando, in Russia è stato recentemente introdotto un sistema di controllo che, sfruttando la tecnologia del QR code, permette di verificare attraverso uno smartphone la regolarità dei contrassegni fiscali sulle bevande alcoliche.Una contrazione del mercato del vino è stata registrata anche dai maggior supermercati del paese, secondo i quali i più colpiti sono i prodotti d’importazione più tassati di quelli russi, anche in questo caso per una scelta del Cremlino, tesa in questo caso alla promozione dell’industria locale delle vino (si veda qui in proposito).
FEB