Roma. “Durante il periodo vendemmiale – dice Paolo Perinelli, produttore di vino e presidente del Consorzio di tutela del Cesanese del Piglio, in attesa dell’inizio del convegno – ho subito quattro controlli da parte di altrettanti organismi: sono venuti in azienda i carabinieri di Latina, la Asl, la Camera di commercio di Frosinone e la Guardia forestale, tutti per controllare più o meno le stesse cose”.
Altri produttori che ascoltano, e ce ne sono molti, annuiscono, e dicono che capita lo stesso anche a loro. Non a caso il convegno che sta per iniziare questo 23 novembre a Eataly Roma si intitola “Semplifichiamo l’Italia, incominciando dal vino”. È stato organizzato da Oscar Farinetti, patron di Eataly e moderatore dell’incontro, che esordisce affermando che chi produce vino deve continuamente fare i conti con un’infinità di controlli e con leggi, a volte superflue, che lo soffocano; e auspica che proprio dal vino si possa partire per semplificare tutte quelle leggi che complicano l’intero comparto agroalimentare italiano.
“La legislazione in materia – ha dichiarato Emilio Gatto, direttore dell’Ispettorato controllo e qualità repressione frodi – è quasi interamente comunitaria, ma è certo che una semplificazione almeno per quanto riguarda i controlli, sia necessaria. Il Mipaaf ha da alcuni anni istituito il ‘Coordinamento per la tutela della qualità delle produzioni alimentari’ (L. 99/2009) che coordina l’Icqrf, il Corpo forestale, i Nac e le Capitanerie di porto; ma l’elenco degli organismi di controllo resta ancora troppo lungo”.
Una proposta concreta in materia di controlli è stata illustrata dalla senatrice Leana Pignedoli, componente della Commissione agricoltura del Senato. “Il nostro paese – ha esordito la senatrice – è caratterizzato da frammentazione in tutti i settori, compreso quello dei controlli. La mia proposta di legge – ha continuato – purtroppo ferma in parlamento, coinvolge tre ministeri e prevede l’istituzione di una banca dati unitaria che contenga l’elenco completo dei controlli effettuati da tutti gli organismi preposti, in modo che ciascuno di essi possa vedere se il controllo che ha intenzione di eseguire non abbia già avuto luogo per opera di un altro organismo. In questo modo si eviterebbero ridondanze nei controlli, si ottimizzerebbero le risorse, e si arriverebbe in breve tempo a poter ‘profilare’ ogni azienda di produzione/trasformazione, in modo da controllare più raramente le aziende corrette e virtuose, e più frequentemente quelle che si dimostrassero inadempienti o contravvenenti agli obblighi di legge”.
L’imprenditore vinicolo Angelo Gaja e Oscar Farinetti, nel concludere gli interventi, hanno evidenziato la dicotomia tra la bassa reputazione dell’Italia nel mondo sotto il profilo politico, e l’altissima reputazione del Bel Paese per quanto concerne i prodotti agroalimentari in genere, il cibo, la moda, e le macchine per la produzione di beni di consumo. “Basterebbe un anno o poco più di buona politica – ha chiosato Farinetti – per raddoppiare il nostro export agroalimentare e il turismo nel nostro Paese. Per ‘buona politica’ intendo una unione di sforzi da parte di chi amministra, di chi produce, e di chi controlla”.
Durante il dibattito finale ha accolto consensi da parte dei presenti l’intervento di Costantino Charrère, produttore vitivinicolo e presidente della Federazione vignaioli indipendenti italiani (Fivi), che ha segnalato un documento/proposta presente sul sito della federazione (www.fivi.it) avente come obiettivo una riduzione della burocrazia che grava sui vignaioli, e contenente tre linee d’intervento volte a snellire la norma attraverso l’elaborazione di un Testo unico agricolo, a prevedere proporzionalità nei controlli e nelle sanzioni in base alle quantità prodotte dalle aziende vinicole, e a semplificare le operazioni in vigna, in cantina e in tema d’imbottigliamento. “Un documento – ha dichiarato Charrère – che ha già superato i controlli di fondatezza giuridica da parte di esperti di diritto agrario, alimentare e amministrativo”