L’ultimo report della Wine and Spirit Trade Association conferma quanto la stessa associazione di categoria sosteneva da tempo: il taglio dell’Escalator (ne avevamo parlato qui), la scala mobile, che ha fatto crescere ogni anno dal 2008 la tassazione sugli alcolici del 2% oltre l’inflazione RPI (Retail Prices Index, indice che misura i cambiamenti nel prezzo di un selezionato paniere di prodotti e servizi), avrebbe portato un beneficio diretto ai consumatori; così è stato, visto che l’aumento dei prezzi degli alcolici al dettaglio ha rallentato la sua corsa. Dal marzo 2014 ad oggi, infatti, i prezzi di vino e superalcolici sono cresciuti del solo 2%, meno della metà di quanto era avvenuto nei due anni precedenti. Il costo medio della birra (sempre mercato off-trade) è addirittura diminuito dell’1%, grazie alle politiche governative che hanno spinto questo settore attraverso facilitazioni fiscali.
Ci si aspettano ora altre buone notizie per il settore, cioè un ulteriore rallentamento dell’aumento dei prezzi, dopo l’annuncio da parte del Governo di un nuovo taglio del 2% delle accise su birra superalcolici e sidro, e il congelamento dell’aumento delle tasse sul vino.
Il consumo di vino è tuttavia ancora in calo: -2% in un anno nell’on trade e -3% nell’off trade; il calo dei volumi registrato dal 2011 a oggi è del 10,5% nei bar e ristoranti e del 14% nella vendita al dettaglio. Gara a parte fanno gli sparkling le cui vendite sono cresciute ancora in modo consistente con un +26% nell’off trade e un +16% nell’on trade. Gli spumanti proseguono dunque la loro crescita, dopo che già lo scorso anno (si veda qui) era stata registrata una crescita delle vendite del 23% in tre anni. Le vendite di Champagne invece rimangono sostanzialmente stabili in bar e ristoranti (-1% in un anno) mentre crescono del 5% nell’on trade.
FEB