Non è tanto il mercato interno, seppure connotato da potenziali di crescita ragguardevoli, quanto la funzione di hub, svolta da Singapore nell’intera regione del Sud-est asiatico, a catalizzare le attenzioni dei player globali del settore vinicolo. Con le cantine europee, forti di una presenza consolidata, soggette in quest’area alle crescenti pressioni da parte dei produttori del Nuovo mondo.
E’ un mercato, quello della città-Stato con la più alta concentrazione di milionari in rapporto alla popolazione residente, che assorbe annualmente dai 22 ai 23 milioni di litri di vino, per una buona metà riesportati in paesi limitrofi. Non esiste una viticoltura locale, anche in considerazione di un clima inadatto alla coltivazione della vite e di un’attività agricola quasi del tutto assente. Per un mercato totalmente dipendente dall’import, che al suo interno registra un consumo apparente (dato dalla differenza tra importazioni e esportazioni) attorno ai 12 milioni di litri.
In termini monetari il comparto vinicolo esprime un giro d’affari superiore ai 500 milioni di dollari di Singapore (sgd), corrispondenti a poco meno di 280 milioni di euro (dato 2010). Questo, considerando il valore complessivo dell’import. Se invece si scorpora l’export, riconducibile a operazioni di triangolazione, che limitano il ruolo di Singapore a piattaforma logistica e crocevia distributivo, la dimensione economica del mercato locale si riduce a 140 milioni scarsi di sgd (circa 77 milioni di euro), corrispondenti a un 30% circa del valore complessivo delle importazioni di vino.
Economia in crescita
I dati macroeconomici assegnano all’ex colonia britannica la migliore performance di crescita nel 2010, all’interno della regione asiatica, con il Pil che in dodici mesi ha fatto segnare un +14,5%. Per quest’anno gli esperti del Fondo monetario internazionale si attendono una crescita decisamente più moderata, del 5,3%, che nel 2012 potrebbe scendere di un altro punto percentuale, al 4,3%. L’inflazione appare complessivamente sotto controllo, seppure in accelerazione quest’anno dal 2,8 al 3,7%. Per un Paese che raggiunge un reddito medio pro capite di oltre 30.000 euro, con 3,7 milioni di residenti e un flusso turistico che l’anno scorso ha toccato 11,6 milioni di individui.
Nel suo ruolo di centro di redistribuzione, Singapore funge da punto di arrivo e di ripartenza per diverse merci, destinate nel Sud-Est asiatico e nei Paesi dell’Oceania. Per i vini questa funzione di hub rappresenta il 70% del giro d’affari complessivo del settore. Un importo che nel 2010 ha superato i 366 milioni di Sgd, corrispondenti ad oltre 200 milioni di euro, realizzato principalmente attraverso operazioni di riesportazione verso Giappone, Australia e Indonesia. Paesi a cui si aggiungono diverse altre destinazioni dell’area, compresi Cina, Hong Kong. Tailandia e Malesia.
Così anche le importazioni
Le dinamiche più recenti, basate sui dati statistici ufficiali, rivelano nel 2010 un decisivo rimbalzo delle importazioni vinicole di Singapore, con una crescita del 20% a volume e del 28% circa in valuta. Un netto cambio di rotta, quello sperimentato negli ultimi dodici mesi, rispetto all’andamento registrato nel 2009. Anno che, a causa della crisi economica globale, aveva chiuso i battenti con una riduzione del 15% dei flussi quantitativi e un meno 30% della spesa legata alle importazioni di vini.
Nell’ambito delle diverse tipologie emerge, nel 2010, una dinamica nettamente più sostenuta per gli spumanti, rispetto ai vini tranquilli. Questi ultimi, rappresentano tuttavia oltre il 70% dei volumi di importazione, con i 16 milioni e mezzo di litri conteggiati nei bollettini statistici locali che documentano, nel 2010, una crescita annua del 12%. Le bollicine, che assommano a 6,8 milioni di litri, hanno segnato l’anno scorso un balzo in avanti del 45%, dopo il brusco dietro front del 2009. Si tratta tuttavia di un quantitativo che resta al di sotto dei livelli 2007, quelli cioè precedenti all’impatto della recessione. Mentre nel segmento dei vini tranquilli le statistiche certificano il superamento dei volumi pre crisi, con i livelli attuali superiori di un milione di litri a quelli del 2007.
In termini monetari, per quest’ultima categoria la spesa per le importazioni ha raggiunto, nel 2010, 254 milioni di sgd, recuperando abbondantemente, con un più 21,5%, il terreno perso l’anno precedente. Ancora più rilevante il rimbalzo degli spumanti (+34% sul 2009), per un esborso che ha rasentato i 251 milioni di dollari locali.
I flussi delle riesportazioni
In relazione alle esportazioni, i dati 2010 quantificano i flussi totali in ripartenza da Singapore in 11,7 milioni di litri, il 22,6% in più rispetto all’anno precedente. Anche in questo caso dalla lettura dei dati emerge una dinamica nettamente più accelerata per l’insieme degli spumanti, cresciuti a un tasso annuo di oltre il 38% (a 5,6 milioni di litri), contro il più 11% dei vini tranquilli (6,1 milioni). Determinante sul giro d’affari il contributo delle bollicine, grazie soprattutto al ruolo degli Champagne. Con il fatturato all’estero lievitato nel 2010 del 37%, a 278 milioni di dollari locali (più di tre quarti dell’importo totale), contro il 17% di crescita rilevata per i vini tranquilli (88 milioni circa).
Quanto ai Paesi di origine, il mercato, per giro d’affari, è in mano alle cantine francesi per più di due terzi. Nel 2010, con 342 milioni di sgd, l’incidenza di Parigi sulle importazioni vinicole complessive di Singapore ha sfiorato il 68%, contro il 12% dell’Australia e il 3,5% dell’Italia, rispettivamente in seconda e terza posizione, in un ranking in cui trovano collocazione anche Regno Unito, Nuova Zelanda e Cile. Per volumi il peso delle etichette d’Oltralpe si riduce al 42%, mentre Canberra sale al 24%, seguita dal Cile con circa l’8% e dall’Italia al 5,3% di quota.
Da segnalare che il Nuovo mondo, almeno per volumi, batte l’Europa nel segmento dei vini tranquilli, dominato dalle cantine australiane. Netto invece il predominio della Francia sul circuito di spumanti e Champagne, che vede al secondo posto ancora l’Australia e a seguire l’Italia, entrambe con quote solo frazionali.
.000 di SGD | Quota | Litri | Quota | SGD/litro | Euro/litro | |
Vini totale | ||||||
Francia | 341.964 | 67,7% | 9.870.892 | 42,2% | 34,64 | 17,15 |
Australia | 62.600 | 12,4% | 5.564.456 | 23,8% | 11,25 | 5,57 |
Italia | 17.540 | 3,5% | 1.240.944 | 5,3% | 14,13 | 7,00 |
Regno Unito | 16.464 | 3,3% | 99.100 | 0,4% | 166,14 | 82,25 |
Nuova Zelanda | 13.078 | 2,6% | 1.000.382 | 4,3% | 13,07 | 6,47 |
Cile | 10.030 | 2,0% | 1.835.260 | 7,9% | 5,47 | 2,71 |
Totale | 505.234 | 100,0% | 23.363.896 | 100,0% | 21,62 | 10,71 |
Vini tranquilli | ||||||
Francia | 97.552 | 38,4% | 3.525.887 | 21,3% | 27,67 | 13,70 |
Australia | 61.048 | 24,0% | 5.400.220 | 32,7% | 11,30 | 5,60 |
Italia | 15.853 | 6,2% | 1.051.845 | 6,4% | 15,07 | 7,46 |
Regno Unito | 15.700 | 6,2% | 92.879 | 0,6% | 169,04 | 83,68 |
Nuova Zelanda | 12.820 | 5,0% | 979.941 | 5,9% | 13,08 | 6,48 |
Cile | 9.951 | 3,9% | 1.824.513 | 11,0% | 5,45 | 2,70 |
Totale | 254.283 | 100,0% | 16.520.368 | 100,0% | 15,39 | 7,62 |
Spumanti | ||||||
Francia | 244.412 | 97,4% | 6.345.005 | 92,7% | 38,52 | 19,07 |
Australia | 1.687 | 0,7% | 189.099 | 2,8% | 8,92 | 4,42 |
Italia | 1.552 | 0,6% | 164.236 | 2,4% | 9,45 | 4,68 |
Regno Unito | 764 | 0,3% | 6.221 | 0,1% | 122,81 | 60,80 |
Spagna | 258 | 0,1% | 28.279 | 0,4% | 9,12 | 4,52 |
Nuova Zelanda | 258 | 0,1% | 20.441 | 0,3% | 12,62 | 6,25 |
Totale | 250.951 | 100,0% | 6.843.528 | 100,0% | 36,67 | 18,15 |
Contesto molto competitivo
Aggredire il mercato locale – affermano gli analisti dell’Icex, l’Istituto del commercio estero spagnolo – è un’impresa ardua, in un contesto competitivo molto agguerrito, ma non per questo impossibile. Anche in considerazione dei potenziali di crescita dei consumi di vino sia da parte dei residenti, soprattutto tra le fasce medio-alte, sia dei turisti e degli immigrati, prevalentemente inglesi (circa 20mila individui), statunitensi (16mila) e francesi, di cui si contano nell’isola 5mila presenze.
Le proiezioni al 2015 attestano in 20 milioni di persone la dimensione potenziale dei flussi turistici a Singapore, una componente che alimenta le vendite soprattutto attraverso gli hotel e i ristoranti locali.
Riguardo invece alla popolazione residente, si calcola che alla classe medio-alta di reddito appartengano circa 500mila persone. Un numero destinato verosimilmente a aumentare, tenuto conto delle buone prospettive di crescita dell’economa dell’area.
La distribuzione e il mercato
Il mercato vinicolo locale per oltre la metà è presidiato dal canale Horeca (hotel, ristoranti e catering), con una quota del 55,6% sui circa 140 milioni di sgd di giro d’affari riconducibile alla domanda interna. Ai negozi specializzati fa invece riferimento una quota del 23,6%, a cui si aggiunge un 20% circa della grande distribuzione organizzata, che veicola prevalentemente vini di media e bassa qualità.
I margini vanno dal 30% degli importatori, al 100-150% dei ristoratori. Si aggira invece attorno al 60% il ricarico medio degli operatori retail.
Quanto ai prezzi di importazione, il primato spetta alle etichette francesi, con quasi 12 euro al litro. Poco sotto la soglia dei 7 euro i prezzi Cif dei vini italiani e neozelandesi, contro i 6 euro scarsi degli australiani e gli oltre 5 dei tedeschi. Più a buon mercato le importazioni dagli Usa, che avvengono a un prezzo medio di 4,7 euro per litro. Argentini e spagnoli si collocano su una fascia di 3,7 euro, mentre i vini cileni entrano a Singapore a un prezzo inferiore ai 3 euro.
A differenza di altri Paesi, anche della stessa area geografica, il consumatore locale mostra un buon livello di conoscenza sul settore enologico e una forte attenzione alla qualità, piuttosto che al prezzo. Il fattore moda gioca un ruolo essenziale, in un mercato costituito prevalentemente da soggetti abbienti che in fatto di vini prestano molta attenzione all’immagine, alla marca e soprattutto al paese di origine.
Le preferenze ricadono nettamente sui rossi, con un 70% di quota in rapporto ai consumi totali, anche se i bianchi e i vini spumanti sembrano guadagnare consensi da parte dei consumatori locali.
La promozione e la comunicazione, sul mercato di Singapore, sono strumenti di grande efficacia per il settore enologico. Importante anche l’impatto degli eventi fieristici, con due appuntamenti: il “Wine for Asia”, a cadenza annuale, e il “Food and Hotel Asia” che si tiene ogni due anni nel mese di aprile.