Il Consorzio Chianti Classico – probabilmente quello che in Toscana da sempre ha mostrato maggiore tendenza ai cambiamenti – si rinnova e tira fuori dal cilindro una super Riserva che va a posizionarsi al vertice della piramide qualitativa della denominazione. Questa super Riserva dovrà essere prodotta con sole uve dell’azienda e potrà essere immessa sui mercati non prima di 30 mesi dalla vendemmia, dei quali almeno tre di affinamento in bottiglia. Non esiste ancora il nome per questa nuova tipologia di Chianti Classico, ma il Cda ha già dato mandato a un’agenzia di trovare un nome adeguato. Naturalmente anche tutti i suggerimenti provenienti dai soci saranno ben accetti, e c’è circa un anno di tempo per decidere.
Le altre modifiche riguardano l’attuale categoria “Riserva”, che al momento rappresenta circa il 30% della produzione per un totale di un milione e mezzo di bottiglie all’anno. Fermo restando il periodo di invecchiamento che non subisce modifiche, il produttore dovrà adesso dichiarare la destinazione del vino già al momento della richiesta di idoneità. Dovrà dunque dichiarare subito se quel vino è destinato a diventare Chianti Classico Annata o Riserva.
Infine, come era già stato ampiamente preannunciato, il simbolo del Gallo Nero avrà un posizionamento migliore e uguale per tutti sulle bottiglie. Sarà quindi posto sul collo della bottiglia in modo da ottenere maggiore visibilità. Il posizionamento uguale per tutti senza dubbio andrà a rafforzare sui mercati l’idea del territorio di provenienza.
Un’opportunità in più
Queste dunque le decisioni del Consiglio di Amministrazione del Consorzio, guidato da Marco Pallanti alla fine del proprio mandato e senza alcuna intenzione di ricandidarsi. A questo punto bisogna però cercare di capire meglio il perché di queste scelte, e soprattutto il perché della nascita di una sorta di super Riserva (chiamiamola così fino a che un’agenzia o un produttore non trovi un nome adatto). Pallanti, da noi intervistato, dice che in effetti questa tipologia di vino esiste già in molte aziende, sotto forma di cru o anche di super tuscan. È vero che non tutti i super tuscan potrebbero diventare Chianti Classico, ma è chiaro che il Consorzio con questa nuova tipologia intende anche aprire la strada al “rientro” nella denominazione di alcuni vini che Chianti Classico potrebbero essere a tutti gli effetti. Ma Pallanti sottolinea soprattutto la volontà da parte del Consorzio di legare sempre di più il vino al territorio, come richiesto da molti mercati, e di valorizzare il singolo vigneto. Insomma, un’opportunità in più che rientra nella denominazione Chianti Classico e quindi andrebbe a rafforzarla.
Ma dove è finita l’idea della nascita di un vino più fresco e più giovane di cui proprio Marco Pallanti ci parlò lo scorso anno? Non è morta, e il progetto di far nascere una nuova Doc sempre all’interno del territorio della denominazione è semplicemente rimandata al prossimo Cda che si formerà a giorni (precisamente il 4 giugno, ndr).