Da sinistra, sullo sfondo dell’uva in appassimento per l’Amarone, Sandro Boscaini, presidente dell’associazione Famiglie dell’Amarone d’arte, con Emilio Pedron, presidente del Consorzio per la tutela dei vini Valpolicella
Gargagnago in Valpolicella (Vr). Il successo dell’Amarone, vero fulmine a ciel sereno nella Valpolicella, non si è tradotto solo in reddito raddoppiato dalla sera alla mattina – e che, come vedremo, è stato distribuito su tutta la filiera e accuratamente reinvestito – ma ha anche creato una zona d’ombra che va dissipata al più presto. Accanto, infatti, alle tante aziende che questo successo l’hanno costruito nel tempo, giorno dopo giorno, investendo in ricerca, uomini, tecnologia e promozione, ce ne sono altre che, approfittando di un evento così straordinario, hanno imboccato la scorciatoia. Immettono sul mercato Amarone a basso prezzo – non è questa la sede per giudicarne la qualità – che, secondo alcuni, crea solo scompiglio e disorientamento nei mercati, minando le fondamenta di questa affermazione. Nel territorio da qualche anno si respira molta tensione, con più di un’incomprensione e accuse più o meno velate.
Per tentare di trovare un punto di contatto abbiamo chiesto un incontro a due personaggi simbolo della Valpolicella: da una parte Emilio Pedron, a giorni amministratore delegato dei Tenimenti Angelini, presidente della Bertani ma soprattutto presidente del Consorzio per la tutela dei vini Valpolicella; dall’altra Sandro Boscaini, presidente del Gruppo Masi e presidente dell’associazione “secessionista” Famiglie dell’Amarone d’Arte.
Pedron e Boscaini rappresentano qualità certa, nomi rispettati, tutta la storia dell’Amarone e degli altri vini della Valpolicella, ma si trovano anche, per così dire, su due barricate opposte. Se Pedron, come presidente del Consorzio, è l’istituzione, Boscaini, come presidente delle Famiglie, è visto da una parte della produzione come una frattura nei confronti del Consorzio.
L’incontro ci è stato concesso senza esitazioni da entrambi e si è svolto lunedì 20 febbraio presso la Masi, e dopo due ore di confronto, in cui si sono messe sul tavolo tutte le problematiche, senza troppi giri di parole, ma andando dritti al cuore della questione, si è alla fine giunti a una sorta di promessa: il futuro dell’Amarone comincerà da un incontro successivo, questo di livello istituzionale, quando seduti intorno a un tavolo persone di buona volontà e di vista lunga tracceranno le linee guida affinché un risultato così superbo, che ha riversato tanto benessere in Valpolicella, possa durare e consolidarsi, anche a costo di modificare il disciplinare. E faccia tenere ancora alta nel mondo la bandiera di tutto il vino italiano.
Sul Corriere Vinicolo n. 9 il testo del faccia a faccia completo.